Le Sezioni Unite intervengono sul concetto di “abuso di autorità” di cui all’art. 609 bis c.p.

Segnaliamo ai lettori, il deposito della sentenza con cui le Sezioni unite si sono pronunciate sulla questione «se l'abuso di autorità di cui all'art. 609-bis, comma primo, c.p., presupponga nell'agente una posizione autoritativa di tipo formale e pubblicistico o se, invece, si riferisca anche a poteri di supremazia di natura privata di cui l'agente abusi per costringere il soggetto passivo a compiere o subire atti sessuali».

Nel caso di specie, un insegnante di inglese, che impartiva lezioni private a due ragazzine minori di quattordici anni, aveva costretto le alunne a subire ed a compiere su di lui atti sessuali. In tale ipotesi si configura l’aggravante dell’abuso di autorità di cui all’art. 609-bis, comma 1, c.p.? Questa la questione rimessa alle Sezioni Unite, atteso il contrasto giurisprudenziale sorto in materia.

La giurisprudenza, infatti, si presentava sul punto divisa tra un orientamento restrittivo favorevole ad una lettura della nozione di autorità intesa in senso formale e pubblicistico ed un orientamento estensivo, propenso a ricondurre nella categoria in questione tanto le autorità pubbliche quanto quelle private.

Le Sezioni Unite con la recente sentenza 1° ottobre 2020, n. 27326 sono intervenute per dirimere il contrasto giurisprudenziale avente ad oggetto l’esatta interpretazione del concetto di “abuso di autorità”, aderendo al secondo orientamento.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno, pertanto, dato soluzione alla questione giuridica rimessa enunciando il seguente principio di diritto:

“L’abuso di autorità cui si riferisce l’articolo 609-bis, comma primo, cod. pen. presuppone una posizione di preminenza, anche di fatto e di natura privata, che l’agente strumentalizza per costringere il soggetto passivo a compiere o subire atti sessuali”.

L'abuso di autorità, nei reati sessuali, dunque, si configura anche nei rapporti privati e di fatto e non solamente nell'ambito di una posizione autoritativa, qualora vi sia una situazione di supremazia sfruttata al fine di costringere la vittima a subire o a compiere atti sessuali.